Il ricordo del Professor Praloran è uno dei più felici e positivi dei miei anni all’università.

Una delle cose che mi colpirono subito fu quel discreto accento veneto che mi faceva spesso sorridere.

 

Il Professor Praloran era un’immensa fonte d’informazioni, conoscenza, sapere letterario e non solo. Era una persona incredibilmente modesta. Qualcuno che era capace di trasmettere tutto il suo sapere senza farlo pesare alle persone che gli stavano intorno. Un aneddoto particolare risale ad una serata speciale organizzata in sezione dagli studenti di master.

 

Durante la serata sono stati organizzati dei giochi di società e mi ricordo distintamente il Professore che diceva « questa la so, questa la so », come se non si rendesse conto del fatto che aveva saputo rispondere anche a tutte le precedenti domande.

 

Innumerevoli furono gli episodi divertenti anche in classe. Ricordo bene: lui arrivava con il suo foglio di appunti (che a malapena guardava durante il corso), parlava delle rime di Dante come se stesse parlando di una normale ricetta per fare la pasta (non perché le rime fossero evidenti, ma perché per lui, parlare di Dante era una cosa normalissima) e ogni tanto divagava e ci parlava della bella passeggiata che aveva fatto al lago durante la pausa di mezzogiorno.

 

Quel giorno poi che ci ha rivelato delle sue partite di tennis con il signor Pedroni è stato davvero comico. Per gli allievi è sempre difficile immaginarsi i propri professori in situazioni normali.

 

In poche parole, il Professor Praloran non aveva uguali. Sia per quanto riguarda la sua immensa conoscenza sia per la sua umanità. E sono convinta che tutti i suoi studenti abbiano provato, per lui, un grande affetto.

Federica